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Regno delle due Sicilie: scopriamo le origini

La storia del Regno delle due Sicilie rappresenta sicuramente un unicum all’interno dell’indagine sul nostro paese: affrontare e, soprattutto, affondare le mani in questo tipo di storia significa, inevitabilmente, ritrovarsi l’animo tatuato di grandi nomi, di personalità titaniche che si sono rese responsabili del mutamento e della circolazione di figure importantissime. La prima menzione che abbiamo di “Regno delle due Sicilie” ci viene da una personalità quale Alfonso il Magnanimo (noto anche come Alfonso V d’Aragona della casata dei Trastamara) che venne incoronato quale Re delle due Sicilie all’indomani del 1442. Dire che una personalità del genere fosse importante è quanto mai riduttivo, specialmente per la letteratura che alla sua corte – e, in particolar modo, a quella di suo figlio Ferrante – trovò modo di fiorire (ci si riferisce, a tal proposito, ad una ricca congerie di artisti: Porcellio Pandione, Giovanni Pontano, Antonio Beccadelli detto il Panormita, Giannozzo Manetti etc.). Sotto questo illustre sovrano, tuttavia, il Regno delle due Sicilie continuò a presentarsi come diviso in due separate entità che non si sentiva l’esigenza di unificare: proprio come l’antica Gallia romana, infatti, abbiamo qui un Regno “citeriore ed ulteriore”, rappresentato, rispettivamente, da Napoli e dalla Sicilia.

Il Regno delle due Sicilie in età borbonica

La separazione tra i due regni continuò a dirsi completa anche all’indomani delle conquiste attuate da Carlo di Borbone, che entrò vittorioso a Napoli solamente nel maggio del 1734 a seguito di una lunga trafila di scontri che s’inseriscono nella parentesi storica della Guerra di successione polacca. Nel 1735 dunque, a seguito della discesa del sovrano borbonico, Carlo venne incoronato a Palermo, sottraendo definitivamente l’isola al potentato austriaco. L’esperienza borbonica all’interno di questa guerra trovò definitiva conclusione all’indomani della Pace di Varsavia che attribuì lo Stato dei Presidi, il Regno di Napoli e quello di Sicilia al madridense. La storia del Regno delle due Sicilie proseguirà, ovviamente, anche in età napoleonica ed è stata indagata da numerosi saggi d’inizio del novecento fino al nostro secolo (ci si riferisce, a tal proposito, agli studi di Benedetto Croce sul regno di Napoli, coadiuvati anche da una revisione di Galasso edita Adelphi). Si chiuderà solo successivamente all’esperienza garibaldina, nel 1817.

Aspetti salienti della cultura nel Regno delle due Sicilie

Nell’indagine sul Regno delle due Sicilie, tuttavia, l’aspetto culturale e politico non può essere in alcun modo tralasciato. Al termine del mandato alfonsino nel Regno di Napoli, infatti, quest’ultimo vive un’intensa parentesi di riassestamento sotto tutti gli ambiti che sono stati indagati da diversi eminenti studiosi: in primis, l’apertura dello Studium, la lotta alla pratica del baronaggio, la repressione delle Congiure baronali (di cui fa menzione il Pontano) e, da ultimo, la creazione di un’entourage che facesse direttamente capo al sovrano: si pensi al nome di Lorenzo Valla, ai rapporti che la Corte intratteneva con gli ambienti Francesi (se solo si pensa al fatto che il figlio di Ferrante venne mandato in Francia alla consegna dell’Ordine cavalleresco dell’Ermellino). Tra i nomi di spicco figurano anche Giannozzo Manetti (col suo De dignitate hominum) e una ricca schiera di poeti che di sicuro alimentarono il mito della Corte, del sovrano e resero il Regno delle due Sicilie quello che conosciamo e vediamo ancora oggi.

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